Ombra e Luce

Tic toc, tic toc.

Il tempo era scandito dalle gocce d'acqua che gli cadevano accanto, fuori. 

Un respiro, un altro e un altro ancora più profondo il tempo scandito dentro.

Il mare era lontano eppure lui sentiva nel suo profondo come l'eco della risacca. Mare di dentro, profondo e tumultuoso, mare di dentro specchio di quiete o onda violenta nel porto delle proprie convinzioni.

Il vecchio monaco meditava sulle parole del Maestro e quelle erano come vento che scompiglia i pensieri e scuote le radici.

L'amore ha bisogno di lacrime, come il seme di acqua.

Il respiro era profondo, i pensieri nella mente erano nuvole che si stagliavano in cielo. Indefinite, senza confini apparenti. Talvolta bianche come neve, altre grigie gonfie di delusioni e di rabbia.

Bianche o grigie che fossero; a farsi spazio tra i contorni indefiniti c'era sempre un bagliore di luce. Un riflesso capace di far luccicare anche gli occhi più stanchi. 

Ricordo d’infanzia.

S'incamminò al monastero il vecchio monaco. Un senso di gratitudine misto ad inquietudine lo accompagnava lungo il sentiero.

Terminata la preghiera guardò ai tasti bianchi e neri del pianoforte poi, con tocco leggero, li sfiorò. Solfeggiò alcune note.

Dal ventre l’acqua giunse agli occhi e gli occhi naufragarono fra le lacrime. Le dita sfiorarono ancora una volta i tasti. 

Un respiro e prese a suonare le note che aveva solfeggiato. Le ripeté più volte e quella melodia risuonò nell’Anima. 

Ricordò gli anni lontani. Il canto della notte si rintanò nel Cuore. Il sipario si aprì e mostrò il buio che aveva dentro. 

L’Anima prese a interrogarsi.

Sentì nel Cuore le onde delle sue paure, sentì in gola il sapore amaro e ferroso del sangue. Sentì il suo Cuore trafitto da quel dolore che toglie il respiro.

Solfeggiò nuove note e provò a suonarle. Richiamò nella mente Neve e Notte, richiamò i suoi sogni, il suo passato.

Attraversò il buio, ne sentì le profondità. Guardò la calce che imbiancava i sepolcri custodi dei suoi centri mancati. Il bianco delle scuse posto a sigillo delle sue mancanze.

Guardò negli occhi il bimbo che era stato e chiese perdono per averlo tradito.

Canticchiò le parole che non gli erano state dette, quelle che avrebbe voluto lo avessero accompagnato lungo il cammino dal bambino che fu all’uomo che era.

Si sentì trafitto. Ci fu una lunga apnea.

Si meravigliò. Non c'era mai fine alle profondità dell'essere.

Le dita sostarono sui tasti, in quella debolezza apparente che precede ogni cambiamento.

Il suono del piano accompagnò l’eco di una gioia. Il buio era attraversato da un senso di gratitudine, come quel bagliore che faceva capolino fra le nuvole.

Udì il suono del gong, chiuse gli occhi e si lasciò attraversare da quella vibrazione che arrivò dritta alla schiena. Ebbe la strana sensazione di correre indietro nel tempo attraversando una galleria buia e senza pareti.

Ci fu un secondo gong, lo udì all'altezza del Cuore. Il tempo questa volta lo spingeva in avanti, in un tempo indefinito che doveva ancora venire. 

Riprese a respirare e quel respiro sembrò separare il passato dal futuro.

L’ombra dalla Luce.


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