L'Allievo

Le luci del tramonto irradiavano il cielo. Nessuna nuvola ma infinite scie, gradazioni di rosso, giallo e arancio che sembravano lingue di fuoco.

L’allievo si allenava in una piccola radura circondata da piccoli alberi d’ulivo. Il suo Maestro lo guardava da lontano.

L’allievo sentiva su di sé quello sguardo. Stava eseguendo una delle forme più antiche che il Maestro gli aveva insegnato. Ripeteva quei movimenti più e più volte. Cercava di ascoltare il suo respiro, il corpo, il movimento fine dei muscoli. Cercava di esser quell’onda di movimento che la sua intenzione coltivava, quell’onda di movimento a cui l’intenzione anelava.

Ora che sentiva lo sguardo del Maestro su di lui ogni tecnica era portata con maggiore intensità e vigore. Nella sua piccolezza di allievo voleva che il suo Maestro fosse fiero di lui. 

Trascorsero così alcune ore di duro allenamento. Poi l’allievo posò il dorso sul tronco di uno degli ulivi e intrecciate le gambe prese a respirare. Socchiuse gli occhi e lì nel ventre mise a fuoco la sua ombra che eseguiva quell’antica forma.

Il Maestro a passo lento si avvicinò all’allievo e posò su di lui lo sguardo.

Con l’ultima espirazione dell’ennesimo respiro, l’allievo congedò la sua ombra dall’allenamento, lasciò che il sipario calasse sul ventre e aprì lentamente gli occhi. Il suo Maestro era lì, davanti a lui. E, temerario come sanno essere i bambini curiosi, ruppe il silenzio. Oggi mi sono allenato duramente Maestro, disse. Sono diventato più forte, aggiunse.

Il Maestro ascoltava in silenzio. Le pause sembravano interminabili, l’allievo dentro di sé fremeva. Tratteneva a fatica la voglia di travolgere il Maestro con altre domande. Gli occhi dell’allievo erano sulle labbra immobili del Maestro.

Ancora una lunga pausa poi le labbra si schiusero dolcemente. Hai allenato il tuo corpo disse il Maestro. Sei diventato più forte e più agile aggiunse. L’allievo dentro di sé sorrise.

Le labbra si schiusero ancora, poi domandò: hai allenato con la stessa intensità e lo stesso vigore la tua anima?

L’allievo chinò leggermente la testa. Aveva tralasciato l’altra parte del Tai Chi, pensò.

Passeggiamo un po’ disse il Maestro. L’allievo annuì.

Camminarono l’uno accanto all’altro, in silenzio. L’allievo provò a diluire nei passi lenti l’affastellarsi dei pensieri.

Quale peso sarebbe stato in grado di portare la sua anima? E così durante quella passeggiata ripercorse la sua Vita. Gli amori, i lutti, la malattia. Le cicatrici che aveva sul corpo erano lì anche sull’anima si chiese. Forse ve ne erano di nuove, forse ve ne erano di inesplorate. E intanto tornava nella sua mente la domanda… quale peso è in grado di portare la mia anima?

Tra gli ulivi faceva capolino la bianca Luna. Un puntino bianco nel cielo scuro.

Lo Yang che si muove nello Yin. Lo Yin che partorisce lo Yang.

Non esiste fine.

I pensieri per un istante si erano diradati, come portati via dalla corrente, via dal vento che si muoveva fra le foglie.

Il Maestro non rallentò, né accellerò il suo passo e in quel suo fluire, quieto e armonioso chiese all’allievo, sei pronto?

Per cosa replicò l’allievo. Alla mia morte rispose. Nelle sue parole non c’era alcun dolore, traspariva solo la profonda consapevolezza dell’ennesimo passaggio, dell’ennesima trasformazione. Il volo dell’Anima.

Non esiste fine.

L’allievo invece fu preso da sgomento, il Cuore sussultò, il respiro si tramutò in affanno.

Respira sussurrò il Maestro con voce dolce e decisa.

L’allievo socchiuse gli occhi e inspirò a lungo. Sulle palpebre si aprì il sipario e in quell’istante durato un battito di ciglia si vide bambino in volo sull’altalena. Seguì una lunghissima apnea e fu in acqua, sott’acqua a toccare con le dita il fondo per afferrare il bianco luccichio di una conchiglia. Espirò e fu nel vuoto. Bastò un piccolo passo. Dallo scoglio verso il mare, giù nel mare per una decina di metri. Il Cuore in gola e quella sensazione di libertà assoluta.

Respira ripeté il Maestro.

Quale peso è in grado di portare la mia anima?

Fra gli ulivi, nel respiro di una preghiera, l’allievo sentì dentro di sé che solo consegnando a quel Cielo stellato il peso della sua anima sarebbe sopravvissuto.

Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

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