Mestruo

 

Chiuse gli occhi dolcemente. Sospirò. Si addormentò tenendo la mano del suo sposo. Il sogno arrivò con tempo di marea e le si annidò fra i pensieri.

Sognò una donna dai capelli neri e gli occhi verdi. A passi lenti passeggiava sulla riva. Un dolore al basso ventre la sorprese, vide il sangue copioso colorare di rosso la sabbia e corse verso il mare. La paura le invase gli occhi. Le sembrò di vivere in anticipo la sua morte, trattenne il respiro e provò a diluirlo nei battiti del Cuore. Chiuse gli occhi e mentre le sembrò di annegare sognò nel sogno. Solcò un mare rosso sangue, sentì l’amaro sul palato. Si ritrovò distesa sulla riva avvolta dalla nebbia del primo mattino. Sul vestito un fiore di neve cucito a mano.  

Si svegliò sudata e, con le immagini del sogno stampate ancora sugli occhi, si sfiorò il ventre. Gli affanni del Cuore erano un fiume in piena. Aveva rotto gli argini, dissolto i grumi. Dopo mesi d’assenza ero tornato copioso il mestruo. Le ceneri del sogno erano divenute sangue in grembo. Corse in bagno e lasciò scendere copiosa l’acqua su di sé. E mentre infinite gocce scivolavano sulla sua pelle si rese conto che da troppo tempo si era dimenticata di prendersi cura di sé. Troppi impegni, troppo lavoro, sempre di corsa. Il confine si era spostato dal sé al resto. Vuota di quel sé e piena del resto s'affannava a rincorrere i suoi respiri. Il fiume era pronto a straripare. Guardò alla sua ombra e, con le dita tremanti, ne cancellò i confini. Sovrappose il bianco e il nero di sé e, nel vuoto lasciato, le sembrò di vedere quel fiore di neve. Si guardò allo specchio, recava nel cuore una cicatrice con forma di artiglio, sul grembo l’eco di carezze non date.

Voltò lo sguardo di lato e una bimba le passò accanto. Vestita di bianco corse via. La rincorse con lo sguardo ma lei lasciò posto al fiore di neve. Il fiore giaceva a terra su un letto di sangue. Restò a pensare a quel segno per nulla casuale. Quel sangue ora le faceva meno paura, ponte tra la Vita e la Morte, era memoria di un principio alchemico di trasformazione. Promise a sé stessa di non dimenticarlo.

Di tanto in tanto tornava a volgere lo sguardo di lato cercando ancora quella bambina. Non la vide più ma sentì sulla schiena un nodo d’amore e nell’anima di neve un ricordo di vita scritta a sangue.

Da quel giorno a confine del sogno, prima di addormentarsi immagina di detergere le ferite a sangue con latte di madre, recita una preghiera, ringrazia e poi dalle labbra esala un soffio magico. È vento di maestrale, alleggerisce i pensieri e il Cuore respira di un respiro più grande e profondo.

Questo fu: sogno di donna su palpebre assopite.

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