Cimitero

 

NM 26/03/1989

A legger quell’incisione venivano i brividi.

Quando l’uomo entrò la prima volta nel cimitero era un bambino. Accompagnava sua nonna a render omaggio e onore ai defunti. Guardava spaesato tra le tombe e le incisioni. Osservava i fiori e i lumini. Quel luogo di morte gli metteva paura, un senso d’oppressione gravava sul Cuore. Da bambino, voltati gli angoli delle stradine disseminate di Croci e marmi bianchi, aveva sempre timore che qualche ombra potesse sbarrargli la strada, inghiottirlo e prenderlo con sé, lì nel buio della terra e tenerlo prigioniero.

E così sottovoce ripetutamente chiedeva a sua nonna: “Nonna, quando torniamo a casa?”. Lei gli prendeva la mano e gli diceva di seguirlo. A passo svelto la seguiva per non sentirsi solo, a passo svelto pronto a scappare.

Ora che da uomo varca quel confine sottile fra la Vita e la Morte, fa passi lenti. È solo tra i vicoli. Osserva fiori e lumini, Croci e marmi bianchi.

Una Croce in legno, l’incisione sbiadita, un Cuore di stoffa sulle pietre ai piedi della Croce, una macchinina rossa, stinta dal tempo, forse dalle lacrime.

La mano ferma nella tasca vorrebbe lasciarsi andare ad una carezza. La voce si ferma e prigioniera in gola recita una preghiera.

L’uomo si allontana e con lo sguardo si sofferma sui nomi incisi sul marmo bianco. Non ha più paura.

Dal nome alla foto, un percorso sottile. Dal corpo all’anima una scoperta ancor più sottile. Dalla Vita alla Morte, ciò che sembra frattura è fusione e Cura di lembi.

L’uomo a passo lento cammina in quel luogo sospeso e tra sé pensa che lì a vagar accanto a lui ci sono anime senza tempo, fuori da ogni spazio, fuori da ogni logica terrestre di vana gloria, spoglie d'ogni vestige.

Un sorriso amaro si specchia negli ornamenti funerari.

Ricorda che un suo vecchio amico soleva andar di notte nel cimitero, ora senza paura lo accompagnerebbe.

Non ha più paura, pensa a quando anche lui non avrà più un corpo e la sua anima sarà sospesa. Forse come fosse una piuma si librerà leggera e bianca fra le correnti.

Lascerà al corpo la fame e la sete, l’orgoglio e il dolore, lascerà fluire i richiami del mondo e ciò per cui si sente trafitto.

Fra marmi bianchi osserva la sua ombra priva del nero. Prende per mano le anime che sono accanto a lui e, comincia a girare, veloce, sempre più veloce.

Nel turbinio vorrebbe perdersi e volare lontano per dimenticarsi di quella Vita andata via troppo in fretta.

Qualcosa lo ancora alla terra, forse la voglia di riscatto, forse quella di assoluzione o semplicemente quel senso infinito di gratitudine.

Tra marmi bianchi e lumini, tra Croci e fiori, in ciascun nome l’anima si riflette e nel silenzio onora la promessa d’un tempo antico.


Stat Crux dum volvitur orbis

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