Un Cuore malato
Quel giorno, seduto all’ombra del grande ulivo, mi raccontò del suo Cuore malato, io ascoltavo, sospeso tra il silenzio e la voce.
Alle sue spalle l’orizzonte si colorava di frange di fuoco. L’ombra
della notte da lontano pian piano se ne nutriva. Venne il nero puntellato di
stelle e vestì il Cielo.
Continuò a raccontarmi del suo Cuore malato come di un fiore
colto troppo in fretta. La cicatrice sul torace era rimasta a memoria, eco del
dolore e della Vita che ancora lo nutriva.
Guarda quì mi disse e, sbottonato qualche bottone della
camicia bianca, mi mostrò la sua ferita. Era orgoglioso di quel dono.
La guardai attentamente e, come accade quando gli occhi
fissano un punto troppo a lungo, lo sguardo si perse. Nei contorni sfocati di
bianco gli sembrò di vedere l’immagine di una Croce.
Nel luccichio degli occhi, nella sorda cecità, la Croce mutò
in abbraccio. Il vento mi accarezzò la schiena e nelle vertebre sentii il
destino scorrermi dentro.
Quando credo che il prezzo da pagare per le proprie ferite
sia troppo alto penso a quell’abbraccio silenzioso e, al Dio che disegna un
alfabeto nuovo ai bordi dell’infinito.

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