Pianto

 

Ciò da cui si rifugge da bambino si ricerca da uomo.
In quel giorno di Nascita tornò lì dove i nomi sono intagliati nel legno. Passeggiò fra croci e marmi bianchi. Dedicò una preghiera a quelle Vite durate un solo singolo respiro. C’era qualcosa che lo legava a quelle Croci piantate lì e abbandonate a dispetto delle altre.
Pensò a quel segreto che si svela fra i fiori che sbocciano nell’apparente grembo della morte e, mentre si stava allontanando udì quel pianto sommesso. I singhiozzi annaspavano nelle lacrime. Le parole confuse s’impastavano negli affanni.
In quel giorno di Nascita c’era chi piangeva la Morte.
Sentì nell’anima quell’amore che dura ben oltre la vita. Sentì nell’anima quel vuoto d’assenza. L’eco dei mille ricordi che invadevano la mente di quell’uomo e la disperazione di chi tra le mani non ritrova più quelle carezze candide come velo di sposa.
Vide l’uomo far scivolare le dita sul nome inciso nel marmo e pensò a quanto amore benediceva quella vita. Vide nel riflesso dell’ombra un abbraccio custodito da ali.
Filò quel dolore con mani di madre e ne fece tela bianca.
Nel dolore sentì la consapevolezza che guida alla quiete e quanto profondo fosse il sentimento che lo legava a chi amava.
In quel pianto sommesso e pesante quanto un macigno sentì l’Amore silenzioso che sconfigge la morte e l’armoniosa sinfonia che soggiace al Tutto.
Nel riflesso di un’altra vita scorse le profondità della sua.
In quell’alternarsi di Vite scorse le porte di un disegno divino. 
In quel dolore desolato sentì la pace e la gioia che dona l’Orizzonte dell’Eterno.
 


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