Il Vuoto

 

E rivolgendosi al suo Maestro l’allievo chiese: “Maestro cos’è il Vuoto di cui tanto spesso ci parli? Se fossi una tazza accoglierei il tè che tu stesso proveresti a versare. Da allievo porgo l’orecchio, provo a far tabula rasa e accolgo le tue sagge parole ma questo dubito sia il vero Vuoto di cui parli. Aiutami a cercare, a conoscere quel Vuoto.”
Il Maestro guardò dapprima la terra davanti a lui poi socchiuse dolcemente gli occhi. E mentre un sorriso denso di pace e di quiete gli rallegrò il volto disegnò sulla terra un cerchio. 
L’allievo capì che quella era la sua risposta… come tradurla ora in qualcosa di concreto? Delle parole di cui sentiva il bisogno restò un’eco lontano, impercettibile. 

Restò il vuoto. 

Il Maestro era andato via, così sedette lì dove lui era stato e fissò a lungo quel cerchio.

Ritornò all’origine, al primo insegnamento del suo Maestro e prese pian piano a respirare. Lo fece sempre più consapevolmente e, lasciata alle spalle la fretta di conoscenza, ritornò lì dove non era più stato da lungo tempo. Lo fece lentamente, dolcemente di Vuoto in Vuoto.


Il primo Vuoto: l’apnea, lo spazio temporale in cui l’ossigeno nutre e l’anidride carbonica si appresta ad esalare dalle viscere.

Il secondo Vuoto: quel cerchio che lo spingeva a guardare dentro di sé. Cerchio che diveniva pozzo profondo. Buio e silente. E più discendeva quel buio, più dalla schiena qualcosa sembrava trattenerlo, lasciandolo sospeso a mezz’aria tra la luce e l’ombra.
La paura toglieva spazio al Vuoto.

Il terzo Vuoto: lo stupore della paura, il vuoto della sua fragilità.

Il quarto Vuoto: il grembo di sua madre. Custode delle ferite e dei talenti, di Vita in Vita.  

Il quinto Vuoto: la risacca dell’onda sanguigna che si muove di atrio in ventricolo. L’onda che accoglie e deterge.

Il sesto Vuoto: la quiete del mare del midollo. L’assenza del pensiero che si perde nel bianco della cecità.

Il settimo Vuoto: l’infinito in lui custodito.

L’allievo sentì di non aver forma. Muovendosi sulla scia del respiro riconobbe in sé l’origine del Creato e fatto a somiglianza di Dio si accorse di essere Amato.


Arrivò l’ottavo Vuoto: l’assenza che è pienezza, il vuoto che colma.

L’allievo ebbe Fede.


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