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Il Mozzo

Era trascorso un
anno da quando per la prima volta vide quelle foto. Le aveva considerate una
specie di dono. Un dono inaspettato di un suo grande Amico.
Luoghi lontani,
persone sconosciute, persone che ti vien subito da amare per l’espressione di
dolore che gli dipinge il volto.
I volti dei
bambini, le lenzuola che avvolgono i loro corpi freddi e bianchi. Gli sguardi
al cielo, come di preghiera e di domanda, gli sguardi alla terra, di dolore e
di rassegnazione.
L’abbandono non
ha lacrime ma solo una silenziosa cristallizzazione di quell’attimo di Vita.
La storia si
ripete, come se a nulla valesse la memoria.
La guerra inizia
nell’attimo in cui si commette l’errore di cercare un nemico.
Facciamo finta
che l’altro non è meritevole della Vita, facciamo finta che l’altro non è dono
del Creato.
Facciamo
finta di poter separare il noi e l’altro.
Insistiamo
nel ricercare il vuoto nel vuoto, il pieno nel pieno.
Trabocchiamo
di noi sulla soglia delle nostre vane certezze.
Guardo gli occhi
in cui si materializza la Morte, ringrazio la Vita. Ringrazio Dio.
È nell’istante
in cui si entra nel Vuoto, nella consapevolezza della piena compassione che si
arriva al Centro.
Tutto è Uno.
Ciò che prima
era di lato del Cerchio ora è divenuto il Centro.
Tutto conduce al Mozzo.
Il Creato si regge
sul Mozzo e dal Mozzo si dirama la potenzialità dell’Eterno.
L’Uomo è in
potenza l’immagine del Creatore, è in potenza l’immagine del distruttore.
Il cerchio della
Vita tutto accoglie. È una linea sottile ciò che divide, è il Respiro dell’Anima
ciò che sceglie.
Può dirsi che
giungerà l’oblio, può darsi che giungerà l’Apocalisse.
Il Cuore quieto saprà
discernere.
Ciò che prima
era di lato del Cerchio ora è divenuto il Centro.
Tutto conduce al Mozzo.
Ignoro se la
Volontà resisterà al vuoto dell’assenza di una Fede, ignoro se la Forza si
coglierà nel pieno della Fede.
L’Uomo dal Cuore
quieto, spoglio dei suoi lati, effonde la sua debolezza come magnetismo, l’Anima
dispiega i suoi raggi e torna al Mozzo.
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