A' Livella


'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella. 'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo, trasenno stu canciello ha fatt'o punto c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme: tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?

Le immagini della guerra erano negli occhi e questa poesia gli venne alla mente.
A’ Livella, Totò. 1964              
A morte è una livella? E la guerra?
Era questa la domanda che continuava a frullargli nella testa...
 
Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo, suppuorteme vicino-che te 'mporta? Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"


Appartenimmo à morte… È con la morte che cessa la separazione pensò.
Ci hanno abituato a dividere. Accade fin da quando siamo piccoli.
Io e l’Altro. I Buoni e i Cattivi. Il grano e la zizzania.
L’Occhio impara a separare. Il confine giunge al Cuore. Diviene diga.
Mente e Cuore, Cuore e Anima, ciò che in principio doveva esser somiglianza all’Uno segue la vanità e si separa. Incapace di trasformare il veleno di quel morso antico.
L’Occhio separa, vede il nemico, cancella la propria ombra, perché l’ombra è nell’altro, è lì dove si punta il dito, come se quella proiezione non fosse di propria responsabilità.
Chiuse gli occhi.
Tutto è Uno.
Unì le mani in preghiera. Nello spazio aperto che restò fra i palmi s’immaginò gli abbracci spezzati, le parole d’odio, i colpi inesplosi, le grida e i pianti, le bombe, il mare, la primavera.
La preghiera divenne richiesta di un segno.
Ciò che avrebbe chiesto sarebbe arrivato solo dopo aver digiunato, era già accaduto nei tempi antichi.
Avrebbe digiunato dalla sua vanità, dal giudizio, avrebbe scelto da che parte stare.
Il grembo avrebbe capito come accogliere il destino che scorreva lungo la sua schiena.
Allora tutto sarebbe tornato all’Uno, di sé e dell’Altro, di sé e di Dio.
Il seme sarebbe germogliato e la richiesta sarebbe divenuta segno.

 

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