Il Cerchio della Vita


Attesa e inaspettata
arriva la seconda vita
in quel istante
in cui si taglia il velo
e sei dell'altra parte
non sei preparato mai abbastanza
ma sei pronto da sempre
la naturale conseguenza all'essere nato
la naturale conseguenza dell'amore
un pensiero che rende liquida la mente
che ti fa sentire tutto
che ti fa sentire niente

Attesa e Inaspettata - Niccolò Fabi


All’alba di quel giorno di bianco vestito l’Uomo scostò il Velo, quello della sua sposa, il velo di lacrima sugli occhi, quello d’ombra sul Cuore e l’Anima si rivelò nella sua fragile trasparenza. Pianse di un pianto antico, profondo. Ringraziò le sue radici per esser l’Uomo che era diventato. 
Vide l’Eterno nella meraviglia dell’Amore, l’impalpabile carezza che è cura.
Nel bianco candore dell’organza, nel riflesso d’orato fra le dita s'illuse di aver fermato il tempo. Bevve dal Calice di Vita, il sangue raggrumò nelle sue viscere e il corpo tornò a esser custode della meraviglia del Creato così come fu all’alba della Vita. E quella gli attraversò gli occhi, gli scorse tra le mani, poi si soffermò sulle labbra, lasciva, il tempo di un bacio, sublimazione di una vita vissuta insieme, sognata, talvolta di sopravvivenza.
Un riflesso di sole imprigionato in una bolla fu dono sospeso. Sospeso come la paura di perdere tutto. Paura che non faceva più paura, paura che si affida.
Quando il sole si eclissò e il cielo si puntellò di stelle l’Uomo scostò di nuovo il Velo. La sua ombra gli era accanto. Lui avvolto da lenzuola bianche guardò le linee che gli percorrevano il Cuore e il Ventre. L’ignoto gli carezzò la guancia lasciandogli una piccola cicatrice.
Il respiro, trattenuto e intrappolato sulle labbra e sul naso, frenava farfalle e, quelle stanche di esser prigioniere di un volo negato ritornavano a esser bozzolo che custodisce in sé la gratitudine d’esser vivo.
L’ombra di fianco gli indicò la folla, la sua presunzione di voler esser immortale, la paura di ammalarsi e di morire. Ebbe voglia di sguainare la spada.
Poi tornò al suo ventre dilaniato. L’occhio divideva il corpo e l’anima. Ma quale occhio? L’occhio di quale Vita?
Provò a render grazie nell’atto d’Amore. Su quell’altare bianco imbandì la sua resa, provò a congedarsi dal suo passato, provò a ritrovarsi in quel pane bianco proteso al Cielo, a ritrovare la sua sposa nel nome del Padre. Provò ad affidarsi.
All’alba l’ombra al suo fianco si dileguò. Dell’Apocalisse era rimasto l’eco d’una frattura. Quale fosse la fonte prosciugata, quale fosse la radice secca lo ignorava. Ebbe voglia di sguainare ancora la spada.
Un riflesso d’orato gli si impresse sugli occhi. Il Cuore si dilatò, divenne dimora più grande capace di accogliere e creare spazio. “L’Essenza umana contempla l’Uno che genera il Due per amore”.
Pensò che per vivere pienamente quel momento di assoluta bellezza mancasse ancora qualcosa e che nulla potesse rendere grazie alla Bellezza della Vita senza rendere grazie alla Morte.
E così all’alba successiva di quel giorno di bianco vestito andò a trovare sorella Morte. 
Passeggiò fra le tombe di marmo, lasciando sguardi alle foto in bianco e nero. Era lì come sospeso nel tempo di un limbo senza tempo.
L’Uomo passò di fianco ad una tomba vuota e pensò che lasciar lì il suo ultimo fiore fosse il gesto giusto per chiudere il Cerchio della Vita…poi giunse il Silenzio.
Il Silenzio arriva come fa la neve, senza rumore. Raggela l’anima e solo nel suo centro l’Anima può benedire il Centro che la contiene e vedere con occhi nuovi.
Allora qualcosa attirò la sua attenzione: un piccolo lembo di terra seminato di piccole croci in legno. Il grembo dei mai nati, lì dove la terra custodisce il dono più prezioso, il confine tra la parola grazie e la parola croce. Lasciò lì il suo ultimo fiore. Il Cerchio si era chiuso.
L’Uomo tornò a dimorare il suo Cuore, consapevole che la Vita è nello spazio tra le frontiere. La Vita è partecipazione all’Uno, conseguenza dell’esser creati.
Scostò il Velo e promise a sé e all’ombra dinanzi a lui di esser Luce.

perché chi viene alla luce illumina

Attesa e Inaspettata - Niccolò Fabi

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