Era mio nonno



Leggeva il giornale seduto in poltrona. Fumava la sua pipa. Il fumo diventava cornice della sua barba bianca. Le labbra appena schiuse pronunciavano sottovoce i titoli degli articoli della prima pagina. 

Io con la testa china sul quaderno a quadretti mettevo ordine fra i numeri. Le operazioni algebriche erano una danza. Il 5 a braccetto col 13…Il 3 che volteggia col 9. Ripetevo a voce alta le tabelline e, i numeri in fila, ordinati dalla memoria, scendevano come gocce sulla lingua. 

La danza è assonanza, ripeté. Una mano cinge il fianco, l’altra stringe le dita. Lo sguardo dell’uno si prolunga e si apre nell’altra. L’uno nell’altra in un cerchio di luce a mostrare il profilo di un’unica essenza che, leggiadra, si muove discreta al ritmo della Vita. 

Qui hanno perso il senno ripeté sottovoce. Alla mia età bisognerebbe spegnersi con onore. 

Pausa. Un tiro prolungato di pipa. 

A qualunque età bisognerebbe spegnersi con onore ripeté. 

La paura nega l’Amore. È prigione di solitudini. La magia di alcuni secondini è lasciar credere che la vita sia negli spazi tra le sbarre. Alcuni si contentano di quello spazio e muoiono affogati nel vuoto degli abbracci mancati. 

Altri provano a fuggire. Sono furia. Le dita strette a stritolar il ferro e un sorriso rabbioso a denti serrati. La rabbia è nebbia, offusca e confonde.

Qui hanno perso il senno ripeté. La morte ci troverà già morti, lasceremo i talenti che ci avevano donato in eredità all’aldilà. Danzeremo soli, in assenza di assonanza. 

Qui hanno perso il senno, separano, dividono: coscienza e scienza, Cuore e Mente.

Hanno perso il senno ripeté.

Era mio nonno.


“L’Uno nutre il molteplice ed il molteplice rimanda sempre all’Uno. Vi annuncio: non separate, spostatevi fra le separazioni. È in questo modo che voi vi porrete in voi. Questa è la via della quiete, perché la quiete è il centro del cambiamento”.

Vangelo di Maria Maddalena






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