L'Anima della Spada
Afferrò la spada e la salutò portandola verso il petto.
Ne guardò il filo d’acciaio e fu specchio.
L'acciaio gli mostrò i riflessi di occhi verdi e di barba bianca.
Si inginocchiò e posò la spada di fronte a lui.
La salutò ancora come si confà alla donna che si ama.
La spada lo accolse.
Prese a respirare profondamente.
L'anima della spada parlò al suo corpo.
L'anima del suo corpo parlò alla spada.
Fu danza, fu Tai Chi.
L’intimità fu nuda.
Lo sguardo divenne lama e puntò il centro della spada.
Sferrò un primo colpo dritto davanti a lui. Ferì l’ego che gli era di fronte.
Seguì un fendente. Bambino, separò la luce dall'ombra.
Si voltò e la lama tagliò ancora. Tagliò le radici dell’ombra.
Una, dieci, cento volte colpì.
Nessuna perfezione, sguardo intenzionalmente profondo e più forte.
Una, dieci, cento volte colpì.
L’ego vacillò e l'ombra divenne velo di sposa abbandonato.
L’intimità fu vera.
Socchiuse gli occhi e vide il bambino che era.
L'adulto che era offrì un fiore al bambino che fu.
Non è colpa tua ripeté e le lacrime scivolarono sul filo d'acciaio come gocce di sangue.
Socchiuse gli occhi lucidi e guardò il Maestro che era di fronte a lui.
Non puoi essere me, ama i tuoi doni e diverrai me gli sussurrò all'orecchio.
E allora lui afferrò la spada e, con le mani giunte e tremanti, sferrò l'ultimo colpo.

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