La Vecchia
La bambina dagli occhi neri tornò a sedersi sui gradini di marmo bianco. Era trascorso un interno inverno e la neve era solo un lontano ricordo, ora il sole primaverile scaldava la terra e carezzava i frutti ancora immaturi. La bambina dagli occhi neri, profondi e lucidi, tornò dalla vecchia. Si sedette accanto a lei. Restò in silenzio e aspettò. Aspettò che la vecchia cogliesse dal vento una nuova storia da raccontare. E la vecchia, chiusi gli occhi, sussurrò: "Faceva freddo. Un vento gelido soffiava forte. Scompigliava i capelli, alzava le gonne, metteva le ali a ciò che distrattamente o volutamente era stato dimenticato e abbandonato in strada. All'ingresso di una piccola chiesa di campagna, seduta sui dei gradini, si intravedeva la figura di una donna. Era avvolta da uno scialle e se ne stava silenziosa e immobile in attesa. Attendeva, cosa nessuno era in grado di dirlo. Se ne stava lì, senza proferir parola, senza chiedere alcunché, neanche un briciolo di elemosina, nulla. Finché un giorno qualsiasi, di un mese qualsiasi, di un anno qualsiasi alzò gli occhi e si scoprì che erano di un nero profondo e solo. Scostò dal viso il suo scialle nero e sorrise. Sicuramente quel momento segnò qualcosa. Quel giorno le vecchie signore che erano solite andare e venire da quella piccola chiesetta, sostarono a lungo sui gradini. Restarono così tanto lì fuori a guardare quella donna che il prete d'un tratto uscì a chiamarle perché la campana che segnava l'inizio dei Vespri era finita da un pezzo. Le vecchie signore si scusarono, corsero in chiesa e percorsero l'intera navata laterale fin davanti la sagrestia. La donna, che per tanto tempo era stata osservata, abbassò nuovamente lo sguardo e lasciò intravedere un leggero sorriso." La vecchia si fermò, aveva le labbra secche. La bambina dagli occhi neri si era accucciata accanto a lei, divenendo così del suo fianco una giovane appendice. Quando la vecchia si interruppe lei non disse nulla, continuò a starle accanto, con gli occhi bassi e le mani nascoste nel suo cappottino bianco. Aveva imparato che le pause delle vecchia erano solo un respiro profondo, un respiro della sua memoria o della sua fantasia. Dopo qualche minuto di silenzio, la vecchia si bagnò le labbra, sorseggiò un po' d'acqua e riprese il suo racconto. "Quella donna, seduta sui gradini di marmo bianco levigò con il tempo gli sguardi di tutti i passanti. La sua immagine si perse nel silenzio e lei finì col divenire solo un'ombra. Accanto a lei passavano i bambini, le donne e gli uomini, gli anziani e i preti. Nessuno di loro degnava la donna di uno sguardo. La donna vestita di nero vedeva carezzare il suo scialle dai colori delle stagioni. All'inverno seguì la primavera, poi l'estate, l'autunno e infine ancora una volta l'inverno. Tornò il freddo e il vento gelido che penetrava nelle ossa." La vecchia si interruppe ancora, questa volta sembrò mancarle il fiato, ebbe un sussulto, come una stretta al cuore. Si fermò e cercò debolmente di placare i suoi affanni. La bambina ebbe paura e si strinse sempre più forte a lei. Poi il cuore riprese a batterle e lei si acquietò. Alzò gli occhi al cielo come fossero una preghiera, un riconoscimento o un semplice e silenzioso grazie. Si schiarì nuovamente la voce e ricominciò: "…La donna dagli occhi neri continuò a sostare e ad aspettare all'esterno di quella piccola chiesetta di campagna. Il tempo l'aveva imbevuta di tutte le parole, di tutti gli sguardi e di tutti i pensieri che transitavano in quel piccolo spazio. Era divenuta una spugna, carica di abbandoni e di solitudini. Quelle invisibili, silenziose che si nascondono nelle preghiere più profonde. La donna attese ancora e continuò a ingurgitare respiri fino a sentirsi completamente satura, sazia. Si sentì poi nauseata. Era stanca delle solitudini, delle indifferenze, delle codardie. Il primo giorno di primavera la donna schiuse di nuovo gli occhi. Li aprì al mondo e alla stagione della fioritura. Fu allora che un brivido la scosse. Si sentì attraversare da un'onda. Sussultò. Fece un respiro profondo e lentamente si alzò in piedi. Camminò scalza fino in chiesa, percorse l'intera navata centrale, si fermò a pochi passi dall'altare e si lasciò cadere. Pianse. Fu la sua prima e ultima preghiera. Volle abbandonarsi, abbandonare i respiri che aveva trattenuto e che le avevano invaso l'anima. Pianse. Fu il suo grido di dolore, di denuncia, di perdono. Restò sola come solo una sposa senza sposo sa stare. E così socchiuse nuovamente gli occhi e ritornò a essere solo e soltanto un'ombra."
Non poteva finire così la storia, dov'era il lieto fine? Era questo ciò che la bambina dagli occhi neri continuava a domandarsi. Tratteneva nel suo cuore queste domande mentre ancora la sua mano stringeva quella della vecchia. Resistette fino a quando non riuscì più a trattenere le parole e la sua delusione. La vecchia, prima che il grido della bambina si sollevasse, prese respiro e carezzò con l'indice le labbra della bambina. Ogni cosa si fermò. Quel gesto nella sua semplicità aveva quietato ogni respiro, ogni ribellione. La vecchia volse il suo sguardo verso la bambina. I suoi occhi contornati da mille rughe si inondarono di lacrime e la voce divenne un sussurro. Indicò l'orizzonte. I colori del tramonto invasero il cielo e mentre il sole si dissanguava per dissetarlo, la vecchia avvicinò le sue labbra alla fronte della piccola bambina. Esitò qualche istante poi soffiò dolcemente e con voce suadente disse: "Affido quell'ombra alla tua fede, dalle voce e nuovi respiri."…. Fu allora che la bambina capì di esser divenuta in un solo istante il testamento della vecchia. Fu allora che la vecchia si lasciò cadere, si addormentò... e fu lei a tornare bambina tra le braccia di una bambina.

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