L'Oracolo


Intraprese quel lungo viaggio in primavera. Camminò a lungo, percorse sentieri coperti di ghiaia, altri d’erba alta e fitta. Seguì le indicazioni di quel vecchio che incontrò per caso e con cui si fermò a bere un bicchiere di vino rosso. Gli raccontò della sua Vita e lui, quel vecchio, gli disse racconta la tua storia all’Oracolo. L’Uomo pensò stesse scherzando o avesse bevuto troppo. Racconta la tua storia all’Oracolo insistette. Che poi l’Oracolo altro non fosse che un vecchio eremita lo scoprì solo più tardi. 
Carico solo delle sue paure e dell’amarezza della sua rabbia pensò in fondo cosa mi costa. Partì.
Intraprese quel lungo viaggio in primavera. Camminò a lungo, percorse sentieri coperti di ghiaia, altri d’erba alta e fitta.
Il piccolo cartello in legno segnava 2500 mt. Percorse l’ennesima curva poi, in una radura poco lontana, scorse una piccola casa in pietra. Era proprio così come l’aveva descritta quel vecchio e come lui se l’era figurata nella mente. Si avvicinò alla porta. Bussò e si accorse era solo accostata. Una voce lo invitò ad entrare e a sedersi proprio lì accanto a lui. 
L’Oracolo se ne stava seduto con le mani in preghiera. Lo guardò per un solo istante dritto nel volto poi abbassò lo sguardo e lo distese davanti a lui, a fissare un punto poco dinanzi ma che si spandeva oltre, e oltre ancora. Quello sguardo sembrava non avere confini. Tutto accoglieva.
Accanto a lui c’era una piccola candela. La cera colata era rimasta sul fondo, ora sembrava un piccolo grembo capace di accogliere la piccola fiamma ma al contempo un piccolo grembo mai sazio della materia stessa di cui era fatto.       
Il silenzio dell’Oracolo lo spinse a parlare. Cosa resta del passato gli chiese…cosa è davvero l’Amore?
Il silenzio sembrò diventare ancora più profondo. L’Oracolo mosse lentamente le sue mani. Ogni gesto era pieno e vitalmente consapevole. Accese un piccolo fiammifero e lo avvicinò alla candela. Fu come un piccolo bacio. La fiamma della candela ebbe uno slancio e fulminea si innalzò verso il Cielo. 
L’Oracolo sorrise poi schiuse lentamente le labbra. Per il fuoco non valgono le leggi dei colori, le fiamme uniscono i loro colori, le loro essenze. Fiamma lambisce fiamma, fuoco lambisce fuoco, ciò che era “due”, diviene “Uno”, e quell’Uno è più grande e luminoso del “due”. L’Amore è perdere traccia del “due”, è sentire nell’Uno l’altra senza poterne definire i confini. L’Amore è assonanza fra Anime, è sinergia di fuoco che divampa e fulmineo si innalza verso il Cielo. È fuoco che non lascia cenere, fuoco che tende all’infinito. Quello stesso infinito che accoglie il passato. Se ci si ancora al passato si finisce col restare incatenati, prigionieri di ciò che è stato senza poter godere di ciò che invece è. Si esiste perché si è, qui e ora. Se non siamo qui e ora chi siamo? Sostanza e non Essenza, e la nostra Essenza resta diffusa come il profumo della persona amata.
L’Uomo ascoltò in religioso silenzio…poi timidamente chiese: e l’Amore che sento talvolta freddo in me cosa è? Ho solo traccia di qualcosa che è dentro di me, ma al contempo non è più dispersa e diffusa in me. Siamo sposi, Anime a compartimenti stagni, ciascuna Anima nel suo tempo, ciascuna Anima nella sua Anima, ciascuna nella sua stanza e nella sua fiamma. Talvolta sento che le fiamme tornano a lambirsi nella stanza dell’Amore e in quel tocco, in quel preciso istante le ceneri spariscono, torna un’unica fiamma a innalzarsi verso il Cielo...poi ritorna il tempo dei confini e ciascuna Anima torna nelle sue stanze...A mancare non sono le realtà che ci si poteva immaginare, a cui in qualche modo si aspirava ma solo e soltanto quella sensazione di sentire l’Anima dell’altro in sé senza confini...è questo ciò che manca...
L'Oracolo ascoltò silenzioso, non pronunciò alcuna parola e continuò a guardare l'Uomo come da lontano, cosicché i contorni del suo corpo divennero aree diffuse come nebbia. L'Uomo aspettava con ansia delle risposte e intanto che provava a inghiottire parole per onorare quel silenzio pensava a quale Universo potesse custodire l'Oracolo. 
Siediti di fronte alla donna che pensi di amare disse, e guardala negli occhi. Resta in silenzio e cerca di non proferir parola. Il silenzio è la voce dell’Anima. L’Anima ti parlerà come fosse la fragranza di un profumo. Se riuscirai a tenere il Cuore aperto quel silenzio ti suggerirà tutte le risposte. Poi aggiunse...
Un tempo non troppo lontano un profumiere ebbe l’ardire di associare gli odori alle note di una scala musicale. La prima nota di un profumo è il “Si”.  È definita la nota di testa, il profumo ti invita a scoprire il suo mondo, ti invita a schiudere le narici. 
Il primo sguardo invita ad andare oltre le parole, oltre il corpo. L’iride diviene quel meraviglioso caleidoscopio capace di stupire e incantare. 
La seconda nota di un profumo è il “Fa”. È definita la nota di cuore. È più potente e più profonda, è la scia, quella che toglie il fiato e lascia le labbra schiuse come in attesa di un bacio.
Il secondo sguardo è più profondo, arriva alla pupilla e si getta nel Vuoto. È la porta dell’Anima.
La terza e ultima nota di un profumo è il “Do”. È definita la nota di fondo, è ciò che periste e si diffonde lenta fino al talamo.
Il terzo sguardo arriva nel Regno dell’Anima. È qui che potrai riconoscere l’Anima di chi hai di fronte. Scorgerai le sue metamorfosi di Vita in Vita, e quel che di lei ti appartiene. L’Anima ti entrerà dentro e diffonderà lenta fino al tuo Cuore. E così come fiamma lambisce fiamma, fuoco lambisce fuoco se il tuo Cuore riconoscerà l’altro Cuore il battito sarà sincrono.
L’Uomo guardò la fiamma della candela di fronte a lui e fece un respirò profondo, poi socchiuse gli occhi, le palpebre erano diventate pesanti.
Trascorsero dei minuti, forse delle ore poi l'Uomo fu accarezzato da un sottile fascio di luce. Il sole stava sorgendo e i primi raggi filtravano attraverso le fessure della finestra. L'Uomo si stropicciò gli occhi e cercò di coprirsi con le lenzuola, poi ebbe un sussulto e di colpo si mise a sedere sul letto. Iniziò a piangere come non aveva mai fatto prima, di un pianto profondo e silenzioso. Il suo viso non era triste. Sentì le sue lacrime scivolare lungo le guance e accarezzare come fossero piccole onde il suo sorriso, che mai prima era stato così dolce e leggero. Si voltò verso la sua compagna, la guardò come non aveva mai fatto prima. Aveva ancora gli occhi chiusi. La baciò sulla fronte. Quel giorno l'Uomo non si era mosso da lì, l'unico vero viaggio l'aveva compiuto dentro di sé...e la voce dell'Oracolo altro non era che la voce della sua Anima.

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