Terra di Mezzo






Quel giorno Anna restò a casa. Si svegliò tardi, sentì uscire il suo sposo all’alba, aprì appena gli occhi e schiuse le labbra per baciarlo, farfugliò qualcosa, le parole impastate nella saliva restarono in parte sulle labbra in parte in gola. Il suo sposo non le comprese ma annuì e sorrise, quel sorriso che nella penombra aveva un sapore dolce e al contempo amaro. Erano passate le 10, la luce filtrava dalle piccole fessure della tapparella, Anna accarezzata da quei fasci di luce provò a stiracchiarsi, aprì lentamente gli occhi e si mise a sedere sul letto. Restò lì alcuni minuti, gli occhi aperti a fissare un punto qualsiasi nella stanza. Quando i pensieri ebbero finito di scorrere negli occhi si alzò e andò in cucina. Aveva una fame da lupo. Fece una lunga e abbondante colazione. Tostò il pane, lo imburrò. Lo decorò con marmellate e frutta secca. Versò nella tazza bianca, screziata d’azzurro, il tè caldo e profumato. Mangiò qualche biscotto alla cannella e qualcuno al cioccolato. Ascoltò un po’ di musica e sola in casa si concesse il suo ballo preferito. Chiuse gli occhi e prese a ballare scalza, lasciandosi cullare dalle note. Ballò da sola nella notte che era sul fondo delle sue palpebre. Ballò da sola con le stelle negli occhi. Quando la sua canzone preferita finì si destò, tornò in camera da letto e si vestì. Guardò il cellulare, pochi messaggi, nessuno di particolare rilievo. Lesse quello del suo sposo, soffermandosi poi sull’ultima frase … “dolce risveglio, Ti bacio” …la lettera T, maiuscola, non era un caso pensò. Da qualche tempo le cose tra loro erano cambiate. La complicità di un tempo sembrava si fosse ritirata nelle loro anime e non fosse più “cosa condivisa”. Quella ritirata preoccupava entrambi, avevano provato a parlarsi ma si sa, le parole talvolta non hanno la stessa dignità e profondità del silenzio. Avevano provato a contattare anche una mediatrice familiare ma si sa, si finisce col presentarsi e rappresentarsi per quel che non si è. Le nudità di ciascuno sono ben nascoste nel profondo e le parole emesse sono solo tumulto. E così ora sembravano rassegnati, forse ciascuno di loro attendeva il momento per tornare a spogliarsi, sedare la rivolta che era dentro e stipulare la pace. E così ora si incontravano ai margini delle loro vite. Condividevano solo i loro confini, confinati in quel che potrebbe definirsi una “terra di mezzo”. 
Quella mattina non si sa cosa spinse Anna a leggere il diario del suo sposo. Aveva sempre avuto un sentimento di timore e di rispetto verso quelle pagine. Qualcuna l’aveva ascoltata dalla voce del suo sposo ma la stragrande maggioranza erano celate dietro quella copertina di pelle. Lui non aveva mai nascosto quel diario, era lì sulla libreria fra un libro e l’altro. A volte non scriveva per settimane, altre non mancava giorno che appuntasse qualcosa su quelle pagine bianche che da nude si densificavano della sua anima. E così il pensiero si fermava e da folle diventava consapevole. Anna prese a sfogliare quelle centinaia di pagine, la grafia sembrava avere il moto del mare e l’assenza delle righe faceva perdere l’equilibrio. Anna naufraga nelle parole del suo sposo, senza vedere davanti a sé alcun orizzonte. Non lesse attentamente nessuna pagina, si sentì solo rapita e si abbandonò a quelle parole come aveva fatto qualche ora prima sulle note della sua canzone preferita. Si soffermò poi sulle parole di una canzone che conosceva bene…il testo non era completo, erano scritte solo alcune frasi … “…a modo mio avrei bisogno di carezze anche io…avrei bisogno di pregare Dio…a modo mio quel che sono l’ho voluto io…” … Canticchiò quel motivo nella sua testa poi una lacrima le rigò il viso e cadde silenziosa a spogliare le parole del nero che le vestiva. Riprese a sfogliare quelle pagine e d’un tratto non trovò più parole. C’era una pagina interamente nera, la grafite aveva colorato il bianco, il tratto era spesso e continuo, non aveva lasciato alcuno spazio. Anna si sentì mancare il respiro e il mare in cui si era sentita naufragare ora la stava risucchiando nelle sue profondità. Voltò pagina e ne trovò una bianca, nessuna parola, nessun segno o disegno e comprese allora il Vuoto e quella linea di confine. Chiuse gli occhi, e con le stelle negli occhi prese una matita e sulla pagina bianca scrisse …”Mentre ballano si guardano e si scambiano la pelle….qualcuno li ha visti tornare tenendosi per mano….” …

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