La Porta del Bambino
“La Porta del Bambino” iniziò a dilatarsi, lo fece ritmicamente e ininterrottamente tutta la notte. Il Palazzo stava per aprirsi alla luce. La madre era distesa sul letto, il viso bianco come neve, si increspava all’ennesima contrazione. Lei fece una doccia calda e l’acqua per qualche istante sembrò alleviare i suoi dolori. Lui l’accompagnò, la resse e sostenne il suo corpo.
Una nuova contrazione e lei sentì ancora una volta e un‘altra ancora il grembo diventare pietra. Provò a distendersi, si mise sul fianco destro, quello preferito dal suo Bambino.
Era una lotta, i due corpi che fino ad allora avevano convissuto ora sembravano dar battaglia. Un corpo aveva accolto, l’altro si era donato ed era stato custodito. Non so dire chi ora volesse ancora trattenere o trattenersi e chi invece volesse partire o semplicemente vuotarsi.
Ancora una contrazione, il tempo è stato consegnato al corpo. E’ lui a dettare gli istanti, rallenta con lunghi respiri o sonni brevi e profondi, corre veloce con contrazioni e brividi che scuotono il corpo. Poi l’istante perfetto, chi ha accolto è pronto a lasciar andare e chi è stato custodito è pronto a respirare. Il corpo di lei allora si inarca, cerca poi di assecondare ciò gli viene suggerito dal piccolo Imperatore.
Il Palazzo trema, si contrae, si dilata e dolcemente inizia a spogliarsi dei suoi fasti. Lui che le era accanto in quel momento lo vide per primo l’Imperatore, lo vide sgusciare dalla porta del suo Palazzo e in quell’istante vide il tempo fermarsi, cristallizzato in un’assenza di suoni e odori. Ebbe solo l’istinto e la voglia di voltarsi verso di lei e sorridere. Poi lo sguardo tornò lì dove tutto ha inizio e fine. Ci vollero diverse contrazioni per consegnare il piccolo Imperatore al Cielo. I sussulti arrivavano ritmicamente come creste d’onda, poi al loro impeto seguiva la risacca. Era quiete e apparente stasi, il corpo si riposava in un profondo respiro. Poi di nuovo la cresta dell’onda irrompeva e il corpo si faceva frusta. L’ultima contrazione spinse quel piccolo corpicino nel mondo. Il piccolo Imperatore provò a nuotare nel vuoto, agitando le sue piccole braccia, ingurgitò l’aria ed emise un gemito.
Il suo primo respiro coincise con lo stupore. Lo stupore che è gioia e consapevolezza della Vita. E così il grembo si vuotò. Il piccolo Imperatore vestito ancora di umori e sangue fu accolto dalle braccia di sua madre. Si riconobbero nel sorriso, poi fu l’odore e il tatto a sancire l’appartenenza. Il padre recise il cordone, ultimo fasto del Palazzo. Fu quiete. Poi toccò a lui accogliere fra le sue braccia il piccolo Imperatore, fu così che perse la sua verginità di padre. Arrivò l’alba e si ritrovarono tutte e tre soli. Occhi negli occhi, occhi sugli occhi del piccolo Imperatore. Si cercarono somiglianze, ci furono baci e carezze ma ogni cosa restò poi a margine, eccezione fatta per quel senso di meraviglia....
Il suo primo respiro coincise con lo stupore. Lo stupore che è gioia e consapevolezza della Vita. E così il grembo si vuotò. Il piccolo Imperatore vestito ancora di umori e sangue fu accolto dalle braccia di sua madre. Si riconobbero nel sorriso, poi fu l’odore e il tatto a sancire l’appartenenza. Il padre recise il cordone, ultimo fasto del Palazzo. Fu quiete. Poi toccò a lui accogliere fra le sue braccia il piccolo Imperatore, fu così che perse la sua verginità di padre. Arrivò l’alba e si ritrovarono tutte e tre soli. Occhi negli occhi, occhi sugli occhi del piccolo Imperatore. Si cercarono somiglianze, ci furono baci e carezze ma ogni cosa restò poi a margine, eccezione fatta per quel senso di meraviglia....

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