L'Ombra
Nacque in una calda sera d'estate, satura di stelle e ubriaca del canto di grilli e cicale. Nacque dal ventre di una giovane donna, già vedova, stanca del suo ultimo amore. Emise un debole gemito, pianse, quasi senza voce. Tra le braccia fredde di sua madre si sentì orfano. Nacque senza ombra e nessuno mai lo notò. Fu privato del suo più intimo riflesso. Lo specchio gli negava la possibilità di esistere al di là di sé. Pensò di esser stupido! Quanto mai poteva essere importante avere un riflesso, un'ombra? Quanto mai poteva essere diverso da sé il suo riflesso? Pensò di vaneggiare e lasciò che la sua follia si affievolisse. Visse anni e anni orfano di madre. Orfano di riflessi e di ombre. Al cospetto dell'ombra che gli mancava si sentì più solo. Una notte d'inverno, stanco delle sue solitudini provò a partorire l'altro sé. Si sedette su una panchina di ferro battuto, in un angolo spoglio di luci. Respirò profondamente. Chiuse gli occhi e gridò più e più volte il suo nome.
Lo fece fino a perdere la voce. Ebbe il coraggio di abbandonarsi. Ebbe il coraggio di uscire da sé per ritrovare la sua ombra. Partorì il suo riflesso più intimo, lo vide uscire dal suo corpo, dai suoi lati. Sbucò dal suo ventre e poi crebbe. Gigante lo ingoiò lasciando di lui solo frammenti. Resti senza colore. Ebbe il coraggio di perdersi dentro sé stesso e sentirsi immagine e somiglianza di Dio.
La sua ombra ebbe luogo. Quella notte senza versare alcuna goccia di sangue sopravvisse e uccise il sé. Corpo e ombra divennero Uno e abbracciarono oltre il sé l'infinito.

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