Pensieri silenziosi
LUI:
Ti guardo mentre giaci senza forze su questo letto, impotente al cospetto del tuo silenzio. Il tuo corpo si consuma. Sono qui solo, accanto a te, per l'ultima volta. Ti annuso ancora, ti sfioro prima che il tempo e il buio deformino il tuo viso. Ti bacio le labbra mia dolce sposa, quelle labbra fredde come marmo bianco. Che colore hanno i tuoi baci, che sapore hanno ora le tue labbra?
Ti sfioro il viso ancora una volta, sento la tua voce e il tuo respiro nel profondo dei miei ricordi privi di stagioni, di tempo. Bacio le tue labbra a occhi chiusi intanto che tu mi abbandoni e la tua anima trapassa.
LEI:
Amore mio, distesa su questo letto giaccio! Sento i tuoi occhi su di me, cerco di parlarti ma non ho voce! Sento il tuo respiro, le tue parole, sento le tue lacrime cadere sulla mia pelle, sento le tue carezze. Distesa su questo letto giaccio come fossi avvolta dal freddo e dal bianco. Questa malattia mi ha rubato ogni cosa, questi farmaci mi sedano, sono in apnea. Queste macchine mi tengono in vita mentre il mio pensiero è già al di là di questa realtà. In un letto giaccio, pietrificata, giaccio senza parole, senza odore, anestetizzata, senza alcun movimento, senza tremore. Che colore hanno i tuoi baci, che sapore hanno ora le tue labbra? Distesa su questo letto giaccio, sento solo la mia coscienza che prende fiato.
LUI:
Hanno spento le luci. L'orario delle visite è finito, resto ancora qui nella penombra, nascosto, sperando non mi vedano, resto qui per rubare ancora qualche istante il tuo debole respiro. Ti accarezzo dolcemente e la scia delle mie carezze non lascia un solo segno sulla tua pelle.
LEI:
Amore mio, sento le tue mani, sento le tue dita. Le tue carezze lasciano nel profondo della mia pelle come una scia di lacrime, come un velo di sale. Vorrei poter rispondere ai tuoi sguardi, alle tue domande e invece le parole si fermano, si perdono qui sul palato. Non hanno voce, lasciano un sapore amaro, qui, sulla lingua immobile, incapace di dar un suono a questi pensieri. L’orario delle visite è finito, la tua voce si stempera come il ricordo dei tuoi occhi, come il colore su di una tavolozza. Forse questi farmaci mi faranno diventare pazza negando la vita anche al mio pensiero.
LUI:
Lascio questa stanza e mi allontano da te baciandoti dolcemente quelle piccole rughe sulla fronte, pentagramma di un pensiero immaginato che m’illudo prenda forma. Allontano la sedia cercando di non far rumore. Ti sfioro ancora la mano fredda e bianca come neve.
LEI:
Amore mio, vai via deluso dal mio silenzio e dalle mie apnee. Vorrei stringer la mano che ora mi sfiora, aver la forza e le parole per trattenerti qui accanto a me ancora qualche minuto e invece sono qui che soliloquio con la mia infermità. Il tuo ultimo sguardo mi lascia sola e il buio torna a regnare. Resta il silenzio e l'immagine del tuo viso che si sfoca, si sgrana sul fondo dei miei occhi. Lascio scorrere piano queste mie invisibili lacrime. L'ultima, se davvero ce ne fosse una, si poggerebbe sulle labbra come fosse la goccia di un mare lontano.
LUI:
Vado via, gettando l'ultimo sguardo al tuo viso e alla penombra che sembra accoglierti come un grembo.
LEI:
Amore mio, lasci questa stanza e il vuoto implode dentro di me come una seconda morte. Il tuo pensiero, custodito fra l'iride e le palpebre chiuse, continua a vagare fra le mie illusioni, fra i miei ricordi per trattenermi ancora in vita e lasciar che la speranza e il destino tornino a volare come aquiloni.

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